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Tra scuola e lavoro. Una prospettiva didattica sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione

Tra scuola e lavoro. Una prospettiva didattica sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione

10,00 €
Nessuna tassa

Scheda dati

Autore
Giuseppe TACCONI
ISBN
978-88-213-1063-8
Tipologia
PDF-LAS
Collana
Italia-Cina Educazione
Numero collana
8
Pagine
286
Anno di pubblicazione
2015

Descrizione

Scuola, istruzione, Cina

Quantità

Disponibile in LAS

Il volume mette a tema lo sviluppo storico e la configurazione attuale del secondo ciclo del sistema italiano di istruzione e formazione, dei suoi attori e delle pratiche che in esso si realizzano. L’evoluzione degli ultimi anni, che ha progressivamente incluso in tale ciclo anche i percorsi regionali di Istruzione e Formazione Professionale, e la “buona scuola” del governo Renzi sono tappe emblematiche di una nuova centralità del rapporto scuola-lavoro, che problematizza la storica, netta differenziazione istituzionale tra i compiti della scuola (solo educazione) e quelli del mondo produttivo (solo lavoro) e pone l’esigenza di ridefinire unitariamente sia il profilo identitario di questo segmento del sistema, sia il valore umano e formativo dei contesti produttivi. Il punto di vista didattico, che nel libro viene declinato fino al livello dell’operatività, è quello più adatto a illuminare il secondo ciclo dal di dentro, cioè dal vivo dell’azione che vi si svolge. Al termine del percorso, l’Autore indica quei punti che possono essere considerati acquisizioni mature e quelli che, in base all’analisi svolta, appaiono essere i nodi problematici e le prospettive di azione che possono favorire un continuo rinnovamento del sistema.

Giuseppe Tacconi è ricercatore di “Didattica generale” nel Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia dell’Università degli Studi di Verona e professore aggregato nel corso di laurea in “Scienze della formazione nelle organizzazioni” e nel corso di laurea magistrale in “Formazione e sviluppo delle risorse umane”; è direttore del centro dipartimentale CARVET (Center for Action Research in Vocational Education and Training). Si occupa di Teacher education e di temi legati all’analisi delle pratiche educative nei contesti della scuola e dell’Istruzione e formazione professionale.

 

 

Introduzione

Obiettivo principale di questo lavoro è dar conto, in modo sintetico ma critico, dello sviluppo e della configurazione attuale del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione in Italia, dei principali soggetti che in esso interagiscono e delle pratiche che vi si svolgono.

Il titolo richiama una delle questioni fondamentali relative al secondo ciclo, che è bene formulare fin d’ora: l’evoluzione degli ultimi quindici anni, che, non senza tentennamenti, ha progressivamente incluso nel secondo ciclo i percorsi regionali di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), e, per certi aspetti, anche la riforma più recente del governo Renzi, che ha introdotto o potenziato la presenza di esperienze lavorative nei curricoli degli ultimi tre anni di tutti i percorsi della scuola superiore di II grado, sono emblematiche di una nuova centralità del rapporto scuola-lavoro, che problematizza la storica, netta differenziazione istituzionale tra i compiti della scuola (solo educazione) e quelli del mondo produttivo (solo lavoro) e pone l’esigenza di ridefinire sia il profilo identitario unitario di questo segmento del sistema educativo di istruzione e formazione (educazione e – o anche attraverso il – lavoro), sia il valore umano e formativo dei contesti produttivi (lavoro e educazione).

Il sottotitolo esplicita la prospettiva di analisi che si intende assumere: quella didattica. Da una parte, infatti, è proprio la prospettiva didattica quella che meglio ci può far comprendere l’evoluzione di un sistema, che dovrebbe essere governato dalla tensione al miglioramento continuo di quel servizio educativo e formativo di cui l’azione didattica è un po’ il cuore. Dall’altra, la considerazione attenta del sistema è essenziale per inquadrare e comprendere le pratiche didattiche che in esso si danno.

Questo libro si inserisce all’interno di un progetto di cooperazione tra Italia e Cina che ha già prodotto una nutrita serie di studi orientati a migliorare la conoscenza reciproca dei sistemi formativi dei due Paesi (Malizia, Nanni, 2010; Calidoni, 2011; Nicoli, 2011; Pellerey, 2011; Wang, 2011; Wu, Ye, 2012; Yang, 2013; Gu, Li, Wang, 2014; Xu, Mei, 2014). A questa prima esigenza, nel corso della stesura del libro, se n’è aggiunta anche una seconda, nata dal mio impegno di docenza nei moduli di “Didattica generale” all’interno dei percorsi di formazione iniziale degli insegnanti della scuola secondaria, all’Università di Verona. Si trattava, in questo caso, di costruire un quadro che consentisse ai futuri docenti del secondo ciclo, di farsi un’idea del contesto in cui aspiravano a inserirsi.

Ho ritenuto che le due esigenze potessero combinarsi proficuamente. Da una parte, infatti, proprio l’esigenza di presentare l’evoluzione e la fisionomia della scuola secondaria superiore e della formazione professionale iniziale italiane a chi vive e opera in un contesto totalmente altro consente quella dislocazione dello sguardo che può aiutare a guadagnare una visione panoramica che altrimenti, immersi nel contesto, sarebbe difficile assumere. Dall’altra, l’esigenza di presentare il contesto a chi intende inserirsi professionalmente in esso porta ad andare oltre a un intento puramente informativo e ad esplorare le ragioni dell’attuale configurazione e le varie dimensioni che interagiscono nel sistema e creano le condizioni in cui l’agire professionale si esprime. Proprio il tentativo di combinare queste due esigenze contribuisce a costruire una rappresentazione più articolata e comprensiva di questo segmento del sistema di istruzione e formazione. Quella che all’inizio avrebbe dovuto diventare una foto del sistema ha potuto così trasformarsi in una narrazione più distesa, quasi filmica, una rappresentazione viva e processuale del secondo ciclo, nella sua evoluzione storica e nella sua attuale configurazione, e dei soggetti che in esso agiscono e che contribuiscono a costruirlo.

Ma cosa significa, in particolare, riflettere sul secondo ciclo del sistema italiano di istruzione e formazione? Sul versante della scuola secondaria di II grado, significa innanzitutto riflettere sulla sua difficile riformabilità. Mentre infatti la scuola media (poi “secondaria di I grado”) e la scuola elementare (in seguito, “scuola primaria”) hanno sperimentato nel tempo processi di riforma complessivi, che ne hanno trasformato profondamente contenuti e metodi (pensiamo, per la scuola media, all’istituzione della scuola media unica, nel 1962, e ai nuovi programmi del 1979; per la scuola elementare, ai nuovi programmi del 1985 e alla riforma dei moduli del 1990; per entrambe, alla riforma del primo ciclo attuata sotto il ministro Moratti nel 2003 e alle successive revisioni), la scuola superiore (poi “secondaria di II grado”), alla cui struttura si tenta di mettere mano fin dall’immediato secondo dopoguerra, non ha goduto di questa possibilità, se non in maniera frammentaria e parziale, almeno fino alla riforma avviata nell’a.s. 2010-11, che però, come vedremo, può chiamarsi davvero tale solo in maniera piuttosto approssimativa. I motivi di questa difficoltà sono legati al ritmo incalzante dei cambiamenti della società, che mette particolarmente in crisi la capacità di adattamento del segmento del sistema scolastico più esposto ai rapporti col contesto sociale più ampio. Certamente anche il frequente avvicendamento dei governi non ha consentito di andare oltre alcuni provvedimenti estemporanei e ha spinto a procedere per aggiustamenti progressivi, spesso non privi di ambiguità. La scuola secondaria di II grado sembra proprio raccontare una storia di irreformabilità. Come accennavo sopra, anche la riforma avviata nella sedicesima legislatura, la cui attuazione si è completata proprio nell’a.s. 2014-15, per quanto presentata come “epocale”, non è stata altro che il tentativo di arrivare a un riassetto complessivo dell’ordinamento vigente. È importante chiedersi a che cosa possa servire questa riflessione sull’evoluzione – e sull’irreformabilità – della scuola secondaria superiore per chi già opera o opererà in futuro all’interno del sistema, ma anche per chi è inserito in contesti molto diversi da quello italiano. Una delle risposte plausibili, come vedremo, è che la storia della scuola secondaria di II grado italiana evidenzi come le riforme imposte dall’alto, al di là delle maggioranze politiche, falliscano e non facciano attecchire processi autenticamente innovativi. È troppo presto per dire se questo varrà anche per le questioni su cui ha inteso agire la riforma appena licenziata dal governo Renzi, che quantomeno sembra avere il merito di voltare le spalle alla stagione dei tagli e di rilanciare fortemente il rapporto della scuola con il mondo del lavoro.

Riflettere sul secondo ciclo però non significa limitarsi al segmento scolastico. Vuol dire considerare attentamente anche quel processo che, pur tra molte incertezze, ha portato ad attribuire all’IeFP regionale finalità formative sempre più ampie, di carattere non solo professionale ma anche generale, fino a includerla all’interno di un unico sistema, come canale che ha la stessa dignità di quello scolastico e che oggi ha anche dimensioni non più trascurabili. Tuttavia, i pregiudizi di carattere culturale rispetto a questi percorsi e, in genere, rispetto al rapporto tra scuola e lavoro permangono.

Se il bilancio che è possibile trarre dall’analisi delle riforme che hanno interessato il secondo ciclo del sistema italiano di istruzione e formazione, dal dopoguerra in avanti, non è dei più entusiasmanti, gli spunti che si possono trarre assumendo il punto di vista della ricerca didattica sono più ricchi. Tale ricerca, infatti, nel tempo, ha imparato a concentrarsi non tanto sull’ideale (su come “dovrebbe essere” la scuola e su come ci si dovrebbe insegnare), ma sul reale (su come si dà concretamente l’insegnamento), comprendendosi anche come analisi micrologica delle pratiche (Damiano, 2006), a partire da una considerazione attenta di come gli attori vedono le cose e di quali caratteristiche hanno i contesti in cui le azioni e le interazioni si realizzano. Da questo punto di vista emerge un panorama molto più articolato degli elementi in gioco e si stagliano con maggiore nitidezza sia i nodi problematici che le possibili piste di azione, per i decisori politici e per gli operatori, che possono contribuire a sbloccare un sistema che talvolta appare inerte o paralizzato da storici pregiudizi.

Per quanto riguarda la metodologia, mi limito a osservare che ho cercato di rispondere alle domande relative alla configurazione del secondo ciclo, alle caratteristiche più evidenti dei suoi principali attori e dell’azione che vi si svolge, facendo ricorso a una gran mole di dati e di informazioni di diversa natura, dai risultati degli studi sulla storia della scuola e della formazione professionale in Italia, ai testi legislativi che configurano l’attuale ordinamento, ai dati statistici che riguardano i vari soggetti che operano nel sistema, ai risultati delle ricerche di carattere didattico, svolte in ambito italiano e internazionale, con attinenza al secondo ciclo, sia di quelle basate su dati empirici, sia di quelle teoriche e di quelle basate sulla meta-analisi di altre ricerche. La tesi principale che cercherò di argomentare in questo libro, sulla base dei dati che ho potuto considerare, è che il secondo ciclo vada ripensato a partire dalla sua unitarietà, rispettando le sue articolazioni (scuola e IeFP) ma anche cogliendo le possibili reciproche contaminazioni e allargando lo sguardo fino ad abbracciare le azioni concrete dei soggetti che in esso agiscono e che già ora esprimono istanze e sensibilità nuove.

Al termine di questa breve introduzione, è opportuno anticipare quello che sarà il percorso del libro. Nel primo capitolo, mi soffermerò sullo sviluppo storico recente della scuola secondaria superiore e della formazione professionale iniziale, con particolare attenzione alle scelte di politica scolastica e formativa che inevitabilmente hanno avuto ricadute sull’azione e sulla cultura didattica dei pratici. Nel capitolo successivo cercherò di offrire una raffigurazione sufficientemente chiara dell’intero “secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione” che, nella sua configurazione attuale, presenta due articolazioni fondamentali: il “sistema dell’istruzione secondaria superiore” (art. 1 del DL 17 ottobre 2005, n. 226), di competenza statale, e il “sistema di istruzione e formazione professionale” (IeFP) di competenza regionale. Lo farò cercando di illustrare, secondo uno schema comune, le dimensioni, l’identità e la configurazione curricolare e didattica di ciascun segmento del sistema. Nel terzo capitolo metterò a fuoco le caratteristiche principali degli studenti che frequentano i vari percorsi del secondo ciclo e che chiedono di contare maggiormente nel configurarne l’aspetto. Nel quarto capitolo intendo orientare l’attenzione sulla figura e sul ruolo professionale dei docenti (considerando anche qui sia quelli della scuola sia quelli dell’IeFP) e sui percorsi della loro formazione iniziale e continua. Nel quinto capitolo, a partire da un’analisi dei vari filoni della ricerca didattica contemporanea, cercherò di sostenere la plausibilità di un discorso didattico specificamente riferito al secondo ciclo e di mostrarne una prima possibile declinazione unitaria, attorno al costrutto di competenza. Nel sesto capitolo, infine, cercherò di proporre alcune riflessioni critiche sui nodi e sui problemi, ma anche sulle questioni aperte e sulle prospettive, che, dopo la ricognizione compiuta, sarà possibile individuare per favorire un continuo rinnovamento del sistema. L’enfasi, anche qui, sarà posta sui nodi e sulle prospettive di carattere didattico, fino alla proposta di un modello operativo per la progettazione che, nato dall’incontro con i contesti di pratica, offre anch’esso un punto di vista sul secondo ciclo e, in particolare, sulla fucina in cui si pensano e si realizzano i percorsi concreti di insegnamento e apprendimento.

Desidero infine ringraziare alcuni amici che, in vari modi, mi hanno accompagnato e sostenuto nella non facile stesura di questo libro, con pazienza e preziosi consigli: Elio Damiano, Mario Gecchele, Maurizio Gentile, Peter Litturi, Guglielmo Malizia, Gustavo Mejia Gomez, Giuseppina Messetti, Dario Nicoli, Michele Pellerey, Arduino Salatin e Mario Tonini.

 

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