Il presente saggio, ponendosi in continuità con gli studi su Arnobio condotti dal professore Biagio Amata, salesiano, esamina il rapporto tra la dimensione apologetica e la struttura teologica nel primo libro dell’Adversus nationes libri septem, nella convinzione che il discorso arnobiano costituisca un unicum entro il quale le ragioni dell’apologia determinano le caratteristiche del discorso cristiano su Dio e queste ultime, fondate proprio sul terreno apologetico, agiscano sul testo come fattore di trasformazione dell’apologia in annuncio kerygmatico.
La dimensione apologetica del libro si sviluppa secondo uno schema ricorrente, intrinsecamente segnato dalla volontà dell’apologista di stabilire un dialogo con l’interlocutore pagano. Per tale caratteristica l’argomentazione arnobiana, nel suo dipanarsi, prende sempre l’avvio da una obiezione sollevata dai pagani nei confronti del cristianesimo. Tale obiezione viene assunta e fatta propria da Arnobio, il quale esamina alla luce della ragione tutte le conseguenze logiche intrinseche all’obiezione pagana. In tal modo egli perviene alla dimostrazione della insostenibilità razionale dell’obiezione sollevata dai pagani e, ancora avvalendosi della ragione, pone le basi del discorso su Dio.
Tale discorso cristiano su Dio, tuttavia, non assolve solamente ad una funzione apologetica. Esso, infatti, delineando con puntualità nel corso della serrata argomentazione arnobiana i tratti essenziali del cristianesimo, si configura come costruzione teologica ben distinta, la quale trova saldo fondamento sui concetti di “rivelazione”, “fede” e “credibilità” e sulla loro reciproca interazione.
Le questioni sollevate da tali concetti e dalle loro mutue relazioni tessono la trama teologica del libro. Tale trama, quanto più si lascia sollecitare dalle obiezioni pagane, tanto più appare nitida e coesa ed orienta la dimensione apologetica verso un approdo chiaramente kerygmatico. Infatti, lo sviluppo argomentativo dell’apologia, in modo crescente, focalizza la propria attenzione sul tema della salvezza che solo Cristo, vero Dio e vero uomo, incarnato, morto e risorto, può donare ad ogni uomo che si rivolge con fede a lui. Anche i pagani, allora, anche i detrattori e gli accusatori dei cristiani, possono divenire destinatari della salvezza portata da Cristo, a condizione che riconoscano in lui l’unico Salvatore.